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venerdì 30 Maggio 2025
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Benevento Calcio, tensione alle stelle: i dissidenti sfidano la società, scatta l’esposto alla Procura Federale

Foto fonte – gazzettabenevento.it

BENEVENTO – Il clima in casa giallorossa è diventato incandescente. Alla fine della stagione, mentre il Benevento Calcio avrebbe voluto avviarsi con serenità verso la pausa estiva e pianificare il futuro, è scoppiato un vero e proprio caso interno che ha generato frizioni pesanti tra un gruppo di calciatori e la dirigenza. Un braccio di ferro che, giorno dopo giorno, si arricchisce di nuovi episodi, tanto da finire ora nelle mani della Procura Federale su mandato diretto del club.

Secondo quanto trapela da fonti vicine alla società, l’oggetto del contendere sarebbe la gestione delle ferie e la divisione in gruppi imposta dalla dirigenza per concludere la stagione. Il “primo gruppo”, formato da 15 giocatori ritenuti non più centrali nel progetto tecnico, è stato messo anticipatamente a riposo il 17 maggio. Ma undici di loro – tra cui Manfredini, Meccariello, Capellini, Acampora, Agazzi, Pinato e Lanini – hanno deciso di non accettare passivamente la decisione e da giorni si presentano ogni mattina, puntuali come un orologio svizzero, davanti all’ingresso dell’Antistadio “Carmelo Imbriani”, documentando la loro presenza con foto e video poi consegnati ai rispettivi legali.

Uno dimostrare che si sono regolarmente presentati sul “luogo di lavoro” e che, di fatto, è la società a impedire loro l’accesso. Una strategia consigliata da un pool di avvocati – probabilmente mirata a eventuali vertenze future – che ha provocato la dura reazione del club. L’amministratore unico ha incaricato l’avvocato Eduardo Chiacchio, esperto in diritto sportivo, di formalizzare un esposto alla Procura Federale, allegando prove fotografiche e ritagli stampa per denunciare comportamenti giudicati “non conformi, lesivi dell’immagine della società e irrispettosi delle direttive interne”.

Non è il primo episodio, ma è certamente il più eclatante. Lunedì mattina i calciatori dissidenti sono arrivati come sempre in gruppo, dopo aver lasciato le auto nel parcheggio del McDonald’s a pochi metri dall’impianto. Un rituale ripetuto ogni giorno, quasi una “marcia silenziosa” di protesta. Nessuna minaccia, nessun clamore, solo presenza ostinata e documentata. Una forma inedita di resistenza che mette in luce una frattura ormai insanabile.

Nel frattempo, i pochi che hanno accettato le ferie anticipate – come Ferrara, Veltri, Tosca e Borello – hanno già lasciato Benevento per godersi qualche giorno di relax. Il resto del gruppo, invece, sembra determinato a portare avanti questa protesta simbolica almeno fino al 30 maggio, data fissata dalla società per il rompete le righe ufficiale anche del “secondo gruppo”, quello che ancora si allena regolarmente agli ordini di mister Auteri.

Ma cosa accadrà il 9 giugno, giorno indicato per il rientro in sede dei calciatori? La società aspetta di capire chi si presenterà e con quali intenzioni. Nel frattempo, mantiene il pugno duro: nessun passo indietro, nessuna apertura al dialogo. Una linea chiara, seppur rischiosa, che potrebbe sfociare in una vera battaglia legale se la situazione non verrà disinnescata in tempi rapidi.

Il motivo principale dello scontro tra i calciatori e la società è proprio il trattamento che i giocatori del primo gruppo ritengono ingiusto rispetto a quello riservato agli altri compagni. In realtà, spiegano fonti societarie, il numero di giorni di ferie è uguale per tutti (22 giorni), ma il malumore nasce dalla percezione di essere stati messi “alla porta” prima del tempo, segnale inequivocabile di una volontà di separazione.

Intanto, dentro le mura dell’Antistadio, gli allenamenti proseguono in tono minore. Il tecnico Auteri, rientrato dalla Sicilia dove ha trascorso il weekend con la famiglia, sta gestendo l’ultima settimana di lavoro con una rosa ridotta, soprattutto in palestra, dato che il terreno da gioco è in manutenzione.

Sul fronte mercato, tutto fermo. I procuratori sono al lavoro per piazzare gli esuberi, ma finora nessuna trattativa è andata in porto. Se non si trovasse un accordo, resta sempre la via della risoluzione consensuale. Un epilogo amaro, ma talvolta inevitabile.

In attesa di capire se la vicenda avrà uno sbocco consensuale o sfocerà in un contenzioso ufficiale, resta il danno d’immagine per una società che, al termine di un’annata già complessa, si ritrova ad affrontare una crisi interna inattesa e rumorosa. Un’estate turbolenta è appena iniziata.

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